Chi cerca trova

domenica 17 ottobre 2010

pieces parte nona

e chi non muore ritorna a scrivere (forse non era proprio così ma vabbè ;)), in ogni caso anche se un po' a rilento la pubblicazione andrà avanti, vari problemi di connessione e di mancanza di tempo contribuiscono a rallentare il tutto...


Istintivamente mi ritrassi ma così facendo persi l’equilibrio e mi ritrovai ancora una volta con il fondoschiena poggiato sul pavimento; non potei allontanarmi ulteriormente poiché due mani mi afferrarono per le braccia e mi trascinarono in piedi. Colta di sprovvista mi sbilanciai un’altra volta e fu solo grazie a quelle forti mani che non caddi ancora. D’improvviso una luce debole si diffuse da un centinaio di candele e fiaccole sparse un po’ dovunque, sebbene fievole quel chiarore era sufficiente a farmi vedere il posto in cui mi trovavo e la persona che mi era di fronte. Ci trovavamo in un ampio salo0ne che aveva vagamente l’aspetto della navata di una chiesa romanica, o almeno questa era l’impressione che mi dava: i muri erano massici e pressoché disadorni, qua e là vi erano candelabri in ferro battuto infissi negli scuri mattoni rossicci ma per il resto le uniche decorazioni consistevano in polvere e ragnatele. Il soffitto scendeva verso il centro della stanza congiungendosi, formando una specie di cupola rovesciata, con una colonna al pavimento. Quest’ultimo, come anche il pilastro, erano di pietra, quindi la mia ipotesi era corretta; la roccia aveva un colore a dir poco improbabile: era di un intenso antracite cin sfumature e chiazze indaco che ne mettevano in risalto la porosità. Vi era una sola porta e si trovava alla mia destra, era poco più alta di me e non doveva superare il mezzo metro di larghezza, era in legno ed aveva l’aspetto un po’ marcio: attorno ai cardini cresceva una rigogliosa foresta di muschio e tra un asse e l’altro si poteva scorgere un po’ di muffa, nonostante tutto però la ruggine non aveva attaccato né la serrature né altre parti. Mi stupii d’essere riuscita a scorgere così tanti dettagli con la fioca luce a disposizione, era come se potessi illuminare il punto che desideravo osservare.
Tornai a volgermi verso il mio compagno e mi chiesi per l’ennesima volta perché ultimamente me lo ritrovassi in ogni sogno; questa volta indossava bermuda di jeans dall’orlo sfilacciato e una di quelle canotte a spalla larga, tipo divisa da basket, dello stesso verde ipnotico degli occhi. Non capivo cosa c’entrasse questa volta con il sogno, prima era stato solo il barista, ma ora non stava ricoprendo quel ruolo, e soprattutto chi era? Nella realtà non lo avevo mai visto quindi non riuscivo a capacitarmi del fatto che la sua presenza fosse così ingombrante, normalmente i personaggi di fantasia dei miei sogni nemmeno ce l’hanno una presenza.  Mentre lo osservavo mi vidi riflessa nelle sue pupille e rimasi letteralmente di stucco nell’osservare ciò che stavo indossando: avevo addosso uno degli abiti che avevamo ritrovato nel baule il giorno prima! E i miei capelli, i miei capelli erano lunghi! Ed erano raccolti in un’elegante pettinatura molto elaborata.  Una specie di cappellino alla Robin Hood era poggiato di sbieco, con la punta rivolta verso destra, sull’acconciatura; da dietro esso spuntavano le morbide punte dei boccoli raccolti in piccoli chignon fermati da nastri dello stesso color salmone delle balze del vestito e dei guanti. Il vestito smanicato scendeva morbido sino ai piedi lasciando appena intravedere le scarpette di raso, il corpetto e la parte centrale della gonna erano di una sfumatura arancio più scura della gonna e appena più chiara della cintura che stringeva la stoffa in vita, riprendendo vagamente lo stile impero. Le linee morbide ben si adattavano al mio corpo rendendo i fianchi un po’ più generosi di quanto non fossero in realtà, e la profonda scollatura a “U” sul davanti lasciava intravedere la curva dei seni, per compensare sul retro dell’abito il colletto non lasciava intravedere neppure un briciolo di schiena dando risalto però al collo. Era un abito stupendo, era impossibile non sentirsi belle vestite così; il bruno dei miei capelli era poi in splendido contrasto con l’abito chiaro e acceso e l’insieme faceva apparire la mia carnagione leggermente dorata; un filo di trucco metteva in risalto il castano scuro dei miei occhi facendoli apparire molto profondi. Era come se i suoi occhi fossero specchi enormi capaci di catturare ogni dettaglio della mia figura e mostrarmelo a grandezza naturale, era qualcosa di irreale e strabiliante.Quando mi riscossi dalla trance mi accorsi che i suoi abiti erano cambiati, si erano adattati all’eleganza del mio anche se in chiave moderna; era la prima volta che nei miei sogni lo vedevo vestito elegante ed ero stupida di come anche con quello stile così diverso riuscisse ad apparire così naturale. Sembrava non aver mai indossato niente di più sportivo di un completo giacca pantaloni.
-Elise ti attende nelle sue stanze, seguimi, abbiamo già sprecato fin troppo tempo ed in questo periodo il suo umore non è dei migliori, non intenzione di darle motivo per sfogarsi su di me.
Dopo di ché mi prese il braccio obbligandomi a seguirlo, non che provai ad opporre resistenza, non mi passava nemmeno per la testa di rimanere sola in quella stanza, sogno o non sogno!
  

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