Chi cerca trova

giovedì 16 settembre 2010

pieces parte ottava

E dato che chi non muore si rivede... torno a scrivere dopo un bel perioduccio di assenza.. purtroppo le vacanze sono già terminate e ciò mi impedisce di continuare ad andare a zonzo per il mondo e quindi eccomi qui...
buona lettura a tutti..!
P.S. in seguito aggiungerò la colonna sonora e l'immagine ma per ora la connessione non me lo permette...


Pink Floyd- See Emily Play

Precipitai attraverso una spirale violacea nel buio, continuai a cadere in un mare di ragnatele fatte di neon colorati, sempre più in basso senza mai toccare il fondo; una caduta libera alla ricerca del riposo. Le linee fosforescenti presero a scorrere pian piano sempre più lentamente ma senza fermarsi realmente, e la mia caduta si trasformò in una lenta planata, oscillavo nell’aria come una piuma trasportata dalla brezza, perdevo velocità insieme alle ragnatele. Poi ad un certo punto i miei piedi si posarono su qualcosa di solido, un bagliore verde intenso si sprigionò dai talloni espandendosi a mano a mano in tutto il resto del corpo colmandomi di energia positiva. Presi a camminare seguendo una linea più vivida delle altre che sembrava svanire poco più in là perdendosi nell’oscurità; in realtà era più come cercare di arrivare ai piedi di un arcobaleno sperando di trovarvi un folletto con una pentola d’oro: il termine della linea continuava a spostarsi in relazione ai miei movimenti. Ad un certo punto la luce svoltò bruscamente cambiando direzione mentre la stavo percorrendo e per poco non sbattei il naso contro una porta dall’aspetto pesante ed antico. Ovunque sul legno vi erano solchi e in alcuni punti ancora si intravedevano pezzi di metallo dalle forme più svariate incastonati nel legno; non vi erano maniglie da spingere né serrature da aprire, solamente un enorme batacchio ricoperto di ruggine al centro della porta. Allungai la mano nel tentativo di provare a smuoverlo, senza riporvi troppe speranze vista la mole del suddetto, ma nel momento in cui lo toccai la luce che mi aveva colmato fuoriuscì dal mio corpo e colmò ogni più piccola fessura nel legno e prese a risplendere anche sul batacchio eliminando a poco a poco la ruggine.
Quando anche l’ultima parte di colore rossastro ebbe abbandonato il ferro la porta iniziò lentamente ad aprirsi verso l’interno, in completo silenzio e quello che si prospettò ai miei occhi fu uno spettacolo di rara bellezza. La stanza, se così mi è concesso chiamarla, aveva quelle che avrebbero dovuto essere pareti ferme e immutabili nere percorse in ogni direzione da ragnatele e linee di luce colorata in continuo movimento; osservando attentamente vidi che non era solo la luce a muoversi ma le intere pareti non erano ferme: era come se l’oscurità si modellasse a seconda dei colori, sembrava di trovarsi sott’acqua al mare e osservare le onde passarti sopra e luccicare riflettendo i raggi solari, il tutto però amplificato un milione di volte.
Il pavimento invece era cambiato rispetto a prima, era più statico, più solido e meno luminoso, l’energia della stanza era catturata per la maggior parte dalle pareti e il pavimento appariva così spoglio ad un primo sguardo. Osservando con maggiore attenzione si riusciva però ad intravedere un complicato disegno formato da tutte quelle linee così poco luminose, ma non riuscii a capire di cosa si trattasse.
Mentre ero concentrata sul suolo scorsi con la coda dell’occhio un tentacolo di luce che si stava staccando dalla parete e penzolava nell’aria;  iniziò a contorcersi una volta arrivato a mezz’aria, quindi si divise a metà e poi ancora e ancora, ma continuando a ricrescere di volta in volta, non rimpicciolendo mai. Poi di punto in bianco i vari fasci presero ad unirsi nuovamente creando l’immagine di un’altra porta. Tanto ero assorta nella contemplazione che non mi accorsi di essere spinta dal pavimento verso quel portale finché non vi fui praticamente dentro; non riuscivo a scorgere nulla dall’altro lato eppure sapevo che non dovevo farmi ingannare dalla sua bellezza, che dietro quel portale si nascondeva qualcosa che avrebbe cambiato tutto. Solo non sapevo cosa…
La curiosità è sempre stata un mio difetto, presentimento o meno avevo bisogno di sapere cosa si nascondeva dall’altro lato così feci per attraversarla. Varcata la soglia però mi ritrovai nuovamente a cadere nel buio e stavolta non c’erano ragnatele ad illuminare la mia strada, solo oscurità pesante e invadente. La caduta in compenso fu relativamente breve ma il mio fondoschiena non gradì affatto l’atterraggio, che fu tutt’altro che morbido; sbattei pesantemente contro una superficie dura, solida e porosa. Istintivamente pensai agli scogli, però tastando un po’ mi resi conto che mi trovavo su delle mattonelle di pietra molto grandi. Gattonando, non osavo alzarmi non potendo vedere cosa si trovava sopra di me per via del buio, andai a sbattere contro qualcosa di abbastanza morbido e caldo… qualcosa fatto ricoperto di pelle.