Chi cerca trova

venerdì 2 luglio 2010

pieces parte seconda

spero sia di vostro gradimento e che mi scuserete se di qui a metà luglio non riuscirò ad aggiornare il racconto poichè, molto probabilmente, mi assenterò per un po' causa vita...
sono sicura di dimenticarmi qualcosa ma boh...
ah sì, questa è ancora sempre una bozza e quindi soggetta a cambiamenti e correzioni..=)

Mentre mi godevo la scena seduta sul balcone mi venne voglia di viverla sulla mia pelle, di stare in mezzo a quel boschetto tentando di scorgere le stelle e il mare attraverso i rami degli alberi; detto fatto, una manciata di minuti dopo stavamo camminando nel cortile buio armate di cellulari e torce, il minimo indispensabile per squarciare l’oscurità notturna e poterci separare senza problemi.
Il terreno era abbastanza irregolare, fatta eccezione per la porzione più prossima alla villetta, le grosse radici sbucavano fuori dal terreno e sassi più o meno grossi contribuivano ad aumentare le probabilità di cadute, a parte ciò era tutto fantastico. I fasci di luce illuminavano bene il nostro cammino, senza però denaturalizzare il paesaggio selvatico; ci fermammo più volte ad ammirare il cielo stellato e a scrutare le piante in cerca di olive mature da accompagnare ai drinks, ma nada, per i piccoli frutti neri era ancora troppo presto. Dopo un po’ le torce illuminarono qualcosa di grosso, immobile e seminascosto da un tronco, probabilmente era solamente un enorme masso ma…
A mano a mano che ci avvicinavamo la cosa prendeva forma sotto i  nostri occhi, il fatto è che la luce delle torce non ci permetteva di capire con chiarezza di che si trattasse; continuammo ad avanzare fino a trovarci ad un passo dall’enorme ammasso di legno marcio e tessuto. Altro non era se non un vecchio baule dimenticato che in passato doveva essere stato coperto da un telo, il passare del tempo  non era però stato clemente con esso: il legno era quasi completamente marcio, eccezion fatta per una delle pareti che era ancora ricoperta di vernice mogano. Il lucchetto che teneva chiusa la cassa era anch’esso preda degli agenti atmosferici ed era ricoperto di ruggine, il metallo con cui era fatto sembrava essersi indebolito.
Non so cosa mi prese però la curiosità fu più forte della ragione e trovata una pietra li vicino la lanciai sul lucchetto, naturalmente non diede segni di cedimento, in compenso il coperchio si ruppe proprio in corrispondenza della serratura e potemmo così sbirciare al suo interno.
Abiti d’epoca e fotografie, niente di più niente di meno fu quello che vi trovammo all’interno; secondo Stefy dovevano risalire agli inizi del secolo scorso, forse erano più recenti, di certo erano splendidi e per qualche strano miracolo si erano conservati in buone condizioni, lo stesso si poteva dire delle fotografie, erano ingiallite ma nulla più.
Il baule pesava troppo perché potessimo trasportarlo senza svuotarlo quindi io e Pam tornammo alla villetta per prendere le nostre valigie e riempirle con tutto quel ben di dio, fu così che lasciammo una radiosa Stefy a sgattare nel vintage.
Non ci mettemmo molto a prendere le valigie e a tornare sul posto, molto più impegnativa e duratura fu la catalogazione di ciò che inserivamo nei bagagli, non volevamo perdere nulla né tantomeno danneggiare il tutto; il trasporto dello scrigno fu rimandato al giorno seguente, in quel momento ci accontentavamo di portare in salvo ciò che era entrato in valigia e di esaminare le fotografie e gli abiti sotto una luce più potente nella speranza di risalire al periodo.
Passammo ore con la musica accesa ad ammirare le immagini di quelle persone così diverse da noi eppure così simili e distanti anni luce dal nostro mondo, le loro espressioni serene e rilassate, ignari di quello che sarebbe successo di lì a qualche anno, le Grandi Guerre.
Ci addormentammo così, sedute sulle poltrone con le foto o gli abiti in grembo come se li cullassimo nella speranza che ci seguissero nei sogni e non svanissero nella notte.



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