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domenica 19 giugno 2011

pieces parte tredicesima

. All’interno del cofanetto c’era un piccolo grumo di buio percorso da migliaia di finissime linee luminose, sembrava una piccola porzione del buio che mi aveva condotto al castello, con una differenza però. All’interno delle linee si susseguivano una serie di volti, di ambienti e di situazioni appartenenti a epoche diverse. Alcune immagini erano riconoscibili e riconducibili a epoche e vicende precise, altre mutavano così velocemente da essere irriconoscibili. Non riuscivo a staccare gli occhi dal grumo, continuando ad osservarlo mi accorsi che le linee blu erano le più statiche, quelle rosse e quelle gialle invece erano più mutevoli. Mi chiesi il perché.
-Le linee blu sono le linee del passato e cambiarne il corso è difficile perché si tratta di eventi già avvenuti, che sono già stati registrati e scritti negli annali della storia. Cambiando anche solo un piccolo dettaglio di un evento passato si può condizionare in modo irreversibile il futuro e quindi per la sicurezza di tutti il potere richiesto per effettuare un simile cambiamento deve essere enorme. Si possono contare sulla punte delle dita le persone che hanno o hanno avuto il potere di cambiare eventi trascorsi da più di qualche secondo. Le linee gialle indicano il presente e quelle rosse il futuro, essendo questi due tempi in continua evoluzione le immagini mutano più velocemente ed è più semplice intromettersi nel loro flusso.
Continuavo a non riuscire a staccare gli occhi dal contenuto del cofanetto, era più forte di me,  avevo però sentito le parole di Alec.
-Mi stai dicendo che questa è una piccola linea del tempo? E che può essere modificata?
-No…-riuscii finalmente a staccare gli occhi dalle linee e a posarli sul suo volto serio-  no, quella non è una linea del tempo, quella è una parte del tempo stesso. Essa e lo scrigno ti appartengono e fanno parte di ciò che sei.
Un enorme punto interrogativo mi si dipinse sul volto. Più pensavo a quello che aveva appena detto e più mi sembrava d’essere un personaggio dei fumetti: mi immaginavo già la striscia successiva in cui esprimevo i miei dubbi e Alec mi annunciava che ero stata predestinata a tutto questo e che la mia vita stava per cambiare, che sarei diventata una specie di Wonder Woman votata a proteggere il corso del tempo dai supercattivi. Non potei fare a meno di scoppiare a ridere. Un’incontrollabile risatina isterica, odiosa e acuta, intervallata da alcuni respiri brevi e tremanti.  Visto l’andamento del sogno non mi sembrava così irreale la possibilità che lo scenario da fumetto si realizzasse.
-Non vedo cosa ci sia di tanto divertente in tutto questo. Non mi sembra proprio il caso di perdere tempo in inutili risate quando potremmo impiegarlo in attività molto più utili.
Cercai di darmi un contegno per potergli rispondere.
-È tutto così assurdo, mi sembra di essere in un fumetto. Eppure una parte di me crede che tutto questo sia in qualche modo reale.
Alzai lentamente lo sguardo verso il suo viso e l’espressione corrucciata che vi lessi non mi tranquillizzò affatto, sembrava che non sapesse come replicare. Non poteva significare nulla di buono.
-Bene… Evidentemente non mi sono allontanata così tanto dalla verità.
Mi lasciai cadere di peso a terra e affanculo l’abito. Quel tizio mi stava dicendo che tutta quella stramba situazione era in un certo modo reale come erano reali le mie migliori amiche e che ero destinata a diventare una specie di eroina da fumetti. Cazzo. Dovevo essermi proprio bevuta il cervello se riuscivo a credere una cosa simile. Mi presi la testa fra le mani e cercai di riflettere, anche se non avevo la minima idea nemmeno di cosa stava accedendo, figuriamoci rifletterci sopra.
Sentii Alec chinarsi e sedersi accanto a me; non vi diedi peso, avevo prima bisogno di calmarmi. Cazzo. Stavo dando di matto anche per colpa sua, era lui che continuava a darmi notizie folli. Dopo qualche minuto, o almeno così mi parve, mi prese le mani, costringendomi ad alzare il volto e a prestargli attenzione.
-Aislinn, stammi a sentire. Il tempo che avevamo a disposizione questa volta sta per terminare, non ho avuto il tempo di spiegarti tutto come avrei dovuto e voluto, per ora ciò che sai dovrà bastare.
Mentre parlava vidi l’ormai famigliare fumo formarsi attorno a noi, strinsi più forte il cofanetto, sentii la chiave premere contro l’addome, piccolo, dura e fredda.
-Non potrai portare con te il cofanetto e nemmeno il tempo, non ancora per lo meno, ma la chiave deve rimanere sempre con te, non perderla mai e poi mai, non devi separartene per nessun motivo.
Mi costrinse a mollare il cofanetto in modo che potesse riprendere la chiave e chiuderlo, poi mi riallacciò la catenina. Il fumo continuava ad addensarsi attorno a noi, ma a differenza delle altre volte mi parve meno intossicante, non potei però evitare di tossire. Prima di venir assorbita dalla nube e di perdere ogni contatto con Alec lo sentii dire:-Non temere, ci rivedremo presto.
Non feci però in tempo ad urlagli dietro che temevo più il nostro prossimo incontro che il fumo, ad ogni incontro mi pareva di perdere una parte della mia integrità mentale, una parte della me stessa razionale e terrena. Questo mi spaventava più di ogni altra cosa.

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